Oltre alla Chiesa di San Pietro e al Castello Doria, uno degli edifici più iconici che salta subito all’occhio quando si arriva al porticciolo di Portovenere in barca, è l’elegante struttura che fu costruita nel secolo XVII per ospitare un convento.
Il Convento di San Francesco fu costruito nel 1616 per i frati francescani minori. Nell’estate del 1783 ospitò il grande naturalista Lazzaro Spallanzani, giunto a Portovenere per approfondire i suoi studi e le sue ricerche scientifiche sulle grotte dell’Isola Palmaria.
Quando la Liguria fu annessa all’Impero francese, dal 1805 al 1814, Porto Venere venne inserita nel Dipartimento degli Appennini. È in questo periodo storico che, per volere di Bonaparte, venne realizzata la strada litoranea denominata Strada Napoleonica (oggi Strada provinciale 530) che collega Portovenere alla Spezia attraversando i paesi di Fezzano e Le Grazie.
Secondo alcune fonti, fu nei primi dell’800 che Napoleone fece costruire la batteria S. Francesco vicino al Convento, mentre altri sostengono che fu una fortificazione risalente al dominio di Genova.
È noto che Bonaparte si era prefisso di realizzare nel Golfo della Spezia la piazzaforte marittima più importante dell’Impero. Aveva incaricato i migliori ingegneri dell’epoca di disegnare il progetto di un grande Arsenale e di una città che dovevano sorgere tra il lazzaretto del Varignano e l’insenatura dell’Olivo. Ma con la caduta dell’Impero nel 1814, i disegni di Napoleone fallirono.
L’ex convento diventa un ospedale militare nei primi del ‘900 e durante le due guerre, ma sempre con i frati.
Di seguito alcune foto di come la struttura appariva negli anni 1899-1900.
Tra gli anni 50 e 70, la struttura viene adibita a Municipio e a scuola elementare. Qui, d’estate, i portoveneresi e i primi turisti del Golfo dei Poeti fruivano di un cinema all’aperto.
In molte foto storiche, al lato dell’edificio francescano possiamo ammirare la “Casetta della Sanità”, fatta costruire nel 1628 dal governo genovese per il controllo sanitario sulle navi in arrivo.
Qui, il 5 Settembre 1849, approdò Giuseppe Garibaldi con il peschereccio “Madonna dell’Arena”. Vi sostò mentre era fuggiasco in questa «prima libera terra d’Italia» dopo la caduta della Repubblica Romana. Così recita la lapide dove un tempo c’era la Casetta, purtroppo demolita negli anni sessanta-settanta.
Nel 1975, l’edificio più bello di Portovenere viene trasformato in un hotel, chiuso negli anni 2000 e poi riaperto sotto nuova gestione nel 2014.
Oggi, il Grand Hotel Portovenere è riconosciuto come una Dimora Storica che, grazie agli imponenti lavori di ristrutturazione, ha riportato in vita splendidi dettagli del convento originario, compresi i soffitti a volta in mattoni rossi e il chiostro con alberi di falso pepe, mandarini e limoni per rendere omaggio ai monaci vi coltivavano i loro giardini e studiavano le proprietà curative delle piante.
Fonti e crediti:
Varie foto di Maurizio Mereu / Silvio Motorrader Turano / Gianni Franzini/ Gruppo Vecia Portivenere su Facebook
paolonoceti.it
mureadritta.net
portovenere.it
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